Bova
Tratteggiato dalle matite di Edward Lear e Maurits Cornelis Escher, fotografato e studiato dal linguista Gerhard Rohlfs, annoverato tra “I borghi più belli d’Italia”, Bova è sicuramente uno dei piccoli paesi più affascinanti e suggestivi del meridione italiano.
Una leggenda vuole che a fondarlo sia stata una regina greca sbarcata sulle coste bovesi (l’attuale Bova Marina). Si narra che la regina sia stata fondatrice di un abitato chiamato Delia (o Deri) dove era situata la foce di un torrente. La sovrana greca risalì il torrente fino alla montagna per trovare dimora definitiva fra le rocche del castello che oggi si erge in cima al borgo di Bova. Chiamata in antico greco di Calabria Chora tu vua (“la montagna delle vacche”), Bova ha realmente origini che si perdono nelle trame del tempo. Molti sono stati i ritrovamenti che attestano la presenza di civiltà neolitiche, ma molte di più sono le tracce della civiltà greca, la quale durante la colonizzazione del VIII-VI sec a. C. promosse la costruzione di numerosi abitati sulle terre calabresi, non ultimo, la già citata Delia.
La “grecità” degli abitanti di Bova è viva e palpabile. Le tradizioni, gli usi e i costumi che vengono perpetrati in questi luoghi giungono chiaramente da radici antiche che ancora vivono negli animi dei bovesi. A capodanno, è possibile accostarsi a un grande falò posto nel centro della piazza del paese bevendo vino biologico, mangiando pane con la tipica salciccia speziata ai semi di finocchio, a suon di tarantella ballata e suonata secondo gli insegnamenti degli antichi musicisti calabresi.
In agosto, mese fervente e ricco di eventi promossi in tutta l’area circostante, Bova si rende centro pulsante del festival di musica etnica Paleariza, in cui i migliori musicisti locali incontrano le sonorità di ensembles provenienti da tutto il mondo. Nella bella piazza lastricata al centro di Bova si sono esibiti artisti del calibro di Branduardi, Noa, Hevia, Teresa De Sio e molti altri gruppi della scena folk internazionale che hanno reso il Paleariza un appuntamento imperdibile per i locali e i turisti presenti nel periodo estivo. Il Paleariza si conclude con l’antichissimo Ballu du camiddu (il ballo del cammello): uno spettacolo di antiche origini medievali in cui un uomo danza sulle note della banda di paese bardato con una struttura di vimini. La struttura riproduce proprio le fattezze di un cammello. Su di essa sono innescate delle micce per le quali esplodono, davanti agli occhi degli spettatori disposti a cerchio, giochi pirotecnici improvvisi e sorprendenti.
Questa e molte altre tradizioni ammantano il paese di Bova di un fascino genuino alimentato dall’amore dei bovesi per l’accoglienza e per le proprie origini.